Alla Regione mascherine anti-Covid fuorilegge

Frode su forniture, maxi sequestro per ditte di Enna e Palermo NOMI 

PALERMO – Mascherine per il Covid non conformi agli standard di sicurezza vendute alla protezione civile della Regione siciliana nel periodo dell’emergenza. Per questo motivo la guardia di finanza ha sequestrato beni per oltre 10 milioni di euro a due società, una di Palermo e un’altra di Enna, e ai rispettivi amministratori. Sono accusati di frode nelle pubbliche forniture. Le indagini hanno fatto emergere irregolarità in numerosi approvvigionamenti di mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione. Alcuni imprenditori avrebbero prodotto documentazione viziata da gravi lacune e contraffatta.

In base alle indagini della guardia di finanza, Le società coinvolte nella frode e che hanno subito il sequestro di beni, come disposto dal gip di Palermo Paolo Magro, per dieci milioni di euro, sono la società Italia Paramount strategies, di Cinisi, gestita da due indiani, e la Keywell Solutions Italia srl, nell’Ennese. Oltre a queste due società è coinvolta anche la Rotoform srl e sono indagati per frode Carmelo Grassia, di Troina (Enna), Tullio Di Virgilio, Mario Di Virgilio, romani, e Pankaj Gupta e Vipin Gupta, indiani. La Paramount ha consegnato alla protezione civile 920 mila mascherine Ffp2 che erano state sequestrate perché non avrebbero contenuto alcuna dichiarazione di conformità e non avevano la certificazione europea. Un altro carico di mascherine stavolta Ffp3 da un milione di pezzi venne bloccato perché l’ente dichiarato per la certificazione non aveva i titoli per farlo. Lo stesso ente sentito dai finanzieri ha confermato che non aveva emesso alcuna certificazione per l’immissione sul mercato europeo dei dispositivi.

Nel decreto firmato dal gip spunta il nome dell’attuale assessore regionale all’Economia Alessandro Dagnino, che non è indagato, ma viene citato nelle carte perché all’epoca, come si evince dall’indagine, era consulente legale della Paramount Strategies Ltd., sede a Londra, che in Italia agiva attraverso l’Italia Paramount strategies srl e la Paramaount Srl: tutte amministrate da Pankaj e Vipin Gupta, entrambi indagati. Era stato proprio Dagnino, nel 2018, a favorire l’arrivo in Sicilia di Pankaj Gupta, amministratore di Essel Group, interessato a investire. Per tre giorni l’imprenditore indiano fu coinvolto a Palermo in una serie di incontri alla Camera di commercio e con il consorzio Arca che gestiva l’incubatore dell’Università.

Tre anni dopo quella visita sembrò concretizzarsi. L’imprenditore con l’aiuto del consulente Dagnino individuò un’area a Cinisi, vicino all’aeroporto, per costruire uno stabilimento per la produzione di mascherine anti Covid. L’indiano fu accolto a Palazzo d’Orleans dall’ex governatore Nello Musumeci, alla presenza dell’allora deputato Alessandro Aricò, oggi assessore regionale alle Infrastrutture. Dal decreto del gip si scopre che quello stabilimento, che sarebbe stato realizzato con un investimento di 15 milioni di euro, non entrò mai in produzione. La guardia di finanza ha trovato i macchinari imballati e dismessi.

L’imprenditore indiano avrebbe acquistato le mascherina in Cina e poi le avrebbe rivendute a prezzi maggiorati alla Protezione civile regionale che versò 4,5 milioni di euro finiti nei conti correnti delle tre società di Pankaj Gupta e poi in parte trasferiti all’estero, Dubai ed Emirati arabi uniti. I finanzieri hanno accertato che le società indiane hanno acquistato 1 milione di Ffp3 dalla società cinese Honing industry per 178.646, euro incassando poi dalla Regione per la vendita delle stesse mascherine 3,1 milioni di euro. Per la consulenza con il gruppo indiano, Alessandro Dagnino, si legge nel decreto del giudice, ha ricevuto una parcella di 264.508,88 euro. Dalle indagini emerge che il consulente legale inviò almeno tre mail per sollecitare alla Protezione civile il pagamento delle forniture alla Paramount.

“Nell’esercizio della mia attività professionale ho prestato assistenza legale alla Paramount Strategies Ltd, come già avvenuto con molte altre imprese nei più diversi settori. A fronte dei pagamenti ricevuti ho emesso regolare fattura e posso affermare che al tempo della consulenza non ho avuto conoscenza di alcun profilo che potesse suscitare dubbi sulla corretta esecuzione delle forniture”, ha dichiarato l’assessore Dagnino.

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